Si definisce sindrome del brutto anatroccolo un atteggiamento negativo che colpisce chi non si sente bello ma anche inadeguato. I soggetti colpiti da questa condizione mancano di autostima, subiscono il confronto con gli altri e ne escono insoddisfatti.
Chi soffre della sindrome del brutto anatroccolo pensa che tutti se la passino meglio di lui. Come conseguenza il suo umore è pessimo ed è in balia dello sconforto.
Ad ingannare questi soggetti è un’impressione falsa dovuta ad equivoci cognitivi. Sono più propensi a sviluppare la condizione coloro che fanno paragoni con quelli che esprimono aspetti belli e positivi, soddisfazioni e successi, senza rivelare quelli negativi.
Inoltre la sindrome sorge nelle persone che affrontano momenti infelici quali: solitudine, frustrazione, sofferenza. Questi scenari portano a fare il confronto con gli altri, e così si esce sconfitti. In tal caso, la mente fa palesare delle situazioni che causano malcontento ed insoddisfazione.
Talvolta, chi si vede brutto dal punto di vista fisico può sviluppare un’ossessione patologica. Questo disturbo psichico si chiama dismorfofobia o disturbo dismorfico corporeo ed è dovuto ad un’anomalia. Un gruppo di psichiatri guidati da Jamie Feusner della David Geffen School of Medicine, dell’Università di Los Angeles, ha spiegato cosa avviene nel loro cervello.
La percezione del proprio volto e corpo è distorta perché il cervello elabora un’immagine falsa per un’attività alterata sia nei centri della visione sia nel sistema frontostriatale.
La ricerca pubblicata su Archives of General Psychiatry ha sottolineato che tali soggetti hanno un “baco” nel cervello. In pratica, nel cervello dei dismorfofobici si accendono in modo anomalo diverse aree neurali di fronte alla loro immagine. Tali alterazioni riguardano i centri della visione ed il sistema frontostriatale. Grazie a questa scoperta si è fatta luce sulla genesi del disturbo. Resta da capire se le anomalie neurali siano innate oppure acquisite.
La sindrome del brutto anatroccolo: è meglio focalizzarsi su di sé
Per superare al meglio la sindrome del brutto anatroccolo è bene lavorare su se stessi. Per prima cosa si deve ricordare che le idee sugli altri sono soggettive e parziali. Inoltre, si può pensare che dietro quella visione positiva si celano aspetti negativi e sacrifici. Questa strategia psicologica nega l’autenticità del confronto così si frenano eventuali riflessioni negative.
Inoltre, ci si può chiedere perché si avverte il bisogno di fare paragoni. In questo modo si individua la necessità che spinge a spostare l’attenzione sugli altri. Perciò sarà più facile concentrarsi su di sé e sui propri obiettivi. Può essere d’aiuto la frequentazione con persone che mettono di buonumore. Se gli altri elencano i propri pregi e qualità si annulla il pessimismo e si rafforza l’autostima.
Inoltre vanno evitati i confronti in palestra perché tendono a far ammalare di più. Lo rivela uno studio dell’università americana di Stanford, pubblicato sulla rivista Health Psychology. Lo studio afferma che se si fa attività fisica adeguata ad età e stato di salute, ma ci si sente più pigri rispetto agli altri, allora la salute ne soffre. Secondo gli autori sorge un effetto nocebo, ossia una reazione negativa. Quindi si pensa di non allenarsi bene e di non essere in forma, finendo per stare male.