L’Agenzia regionale di sanità Toscana ha cercato di rivelare i motivi della diversa modalità di aggressione tra generi del Covid-19, evidenziato dal diverso rapporto tra Coronavirus e donne rispetto a quello con gli uomini. Dai dati del report dell’Ars si sottolinea come la casistica dei contagi mostra un equilibrio tra i due generi. La vera differenza riguarda il decorso dell’infezione.
Infatti gli uomini più di frequente hanno bisogno di sottoporsi a ricovero ospedaliero e di accoglienza in terapia intensiva. Quindi il tema del rapporto Coronavirus e donne merita un approfondimento. Altri dati si sono rilevati per quanto riguarda la differenza di genere e la convivenza con il virus. Infatti le donne sono meno esposte al rischio di infezione e la loro mortalità per Covid-19 è più bassa.
Un dato già emerso in Cina dove si è registrato un tasso di letalità del 4,7% negli uomini e del 2,8% nelle donne. Anche in Italia i dati confermano questo trend. Come indicato dall’ultima analisi dell’ISS su un campione di 18.641 pazienti deceduti e positivi al Covid-19.
Si è osservato che le vittime di sesso femminile dell’infezione da SARS-CoV-2 sono solo il 35%. Ma si deve considerare un altro dato sensibile: la loro età. Quindi le donne decedute erano più anziane degli uomini (età media: per le donne 83 anni e per gli uomini 79 anni).
In base all’ultimo rapporto Ars sui dati della Piattaforma ISS sostenuta dai Dipartimenti di Prevenzione, si evince un livello di contagi equilibrato tra i due generi. Ma gli uomini presentano un tasso di ospedalizzazione più alto. Inoltre è significativo il numero di pazienti maschi che transita in terapia intensiva.
Coronavirus e donne, come si spiegano i motivi del decorso più grave dei sintomi negli uomini
Il rapporto Coronavirus e donne mostra delle diversità rispetto ai maschi sul fronte dei sintomi. Gli uomini sono più propensi a manifestare un quadro severo o critico. Anche la letalità mostra disparità di genere nel campione toscano. Il 7,6% tra gli uomini contro il 3,8% tra le donne. Dal report dell’Agenzia regionale di sanità emerge un decorso più grave dell’infezione negli uomini con sviluppo di complicanze. Soprattutto in caso di patologie polmonari e cardiovascolari.
Le differenze di genere riscontrate durante la pandemia sono legate ad alcuni fattori. Gli uomini che fumano sono più numerosi rispetto alle donne nelle generazioni più anziane. Ed il fumo si considera un fattore di rischio che espone al contagio ed al quadro clinico più severo.
Si è chiamata anche in causa la risposta immunitaria delle donne più resistente. Perché capaci di reagire meglio e con più vigore contro i patogeni in generale. Inoltre si è fatto appello alla maggiore attenzione femminile verso l’igiene personale. Che si esplica attraverso un lavaggio delle mani più frequente. Una misura che evita di essere contaminate dai virus in generale.
Poi si devono citare le differenze nei meccanismi alla base della generazione del focus infettivo. In particolare, gli ormoni sessuali delle donne in età fertile svolgono il ruolo di modulatori delle risposte immunitarie. Di fatto, gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2. Che svolge una funzione di protezione dei polmoni.
Invece, gli ormoni androgeni sembrano influenzare la stessa espressione degli enzimi cellulari coinvolti dopo l’aggressione virale del recettore. Così si favorisce il decorso negativo della malattia a livello polmonare. Si deve tener conto anche della diversità legata ai cromosomi sessuali. Si ipotizza una maggiore espressione di quella proteina nelle donne rispetto agli uomini. Così si garantisce un’azione difensiva in sede polmonare.