Si continuano a raccogliere sempre più dai sul virus, e tra le ultime informazioni si è evidenziato che il Coronavirus può resistere fino a quattro giorni sulle superfici interne delle mascherine. Inoltre tracce virali possono persistere nella parte esterna. In tal caso la sopravvivenza delle particelle virali può durare fino a sette. Tali conclusioni emergono da un documento pubblicato dall’Istituto Superiore di Sanità. Si tratta di un report che raccoglie i dati di test scientifici fino ad oggi disponibili.
In queste indagini si è analizzata la resistenza delle particelle virali su varie superfici. Si evince dunque che la sua durata è di 30 minuti sulla carta stampata e sulla velina. Inoltre il virus può resistere anche 1 giorno sui tessuti e sul legno. Addirittura 2 giorni sulle banconote e 2 giorni sul vetro. Il Covid-19 è capace poi di resistere 4 giorni sulla plastica e sull’acciaio.
È importante quindi seguire delle precise misure preventive per scongiurare un probabile contagio. Tra le raccomandazioni dell’Iss figurano quelle sulle mascherine su cui resiste il Coronavirus per diverso tempo. Si deve fare attenzione a quando si usano le mascherine chirurgiche perché la presenza di particelle virali infettanti si può riscontrare fino a 4 giorni dalla contaminazione. Le particelle resistono nella parte interna per questo lasso di tempo che si protrae invece a sette nella parte esterna.
Per scongiurare eventuali rischi l’Iss ha pubblicato il rapporto “Raccomandazioni ad interim sulla sanificazione di strutture non sanitarie nell’attuale emergenza Covid-19”. Questo report si basa sui dati dello studio Stability of SARS-CoV-2 in different environmental conditions. Che si è svolto dai ricercatori della Scuola di Salute Pubblica dell’Università di Hong Kong. In seguito lo studio si è pubblicato sulla rivista scientifica Lancet Microbe.
Il Coronavirus resiste sulle mascherine
Il gruppo di ricercatori si è concentrato sulla resistenza del Coronavirus a diverse temperature. La conclusione ha evidenziato come il patogeno risulti stabile a quelle basse. Inoltre si è constatato che dopo mezz’ora a 56° C e dopo 5 minuti a 70° C il virus non è più rilevabile.
Il professor Alex WH Chin, a capo del progetto, ha poi esaminato la resistenza del virus sulle superfici. Il cui esito ha portato a rintracciare la sopravvivenza del Coronavirus sulle mascherine.
Paolo D’Ancona, medico epidemiologo dell’Iss, ha spiegato come queste indagini si devono correlare a contesti ambientali ad hoc. Infatti i Coronavirus sono un ceppo che resiste a temperature basse ed ambienti umidi.
Ma si deve precisare che la loro resistenza non segnala che possono trasmettere la malattia. In quanto si tratterebbe di poche particelle virali. Quindi sulle mascherine potrebbe sopravvivere una carica infettante bassa. Resta da capire quale sia la dose minima per infettare. Senza tralasciare altri fattori che potrebbero agevolare il contagio o meno. Tra cui le difese immunitarie degli individui. In base alle raccomandazioni di Paolo D’Ancona è necessario stare sempre molto attenti quando si usano le mascherine.
Non si deve tralasciare un’altra questione critica relativa all’igienizzazione delle mascherine. Secondo le linee guida le mascherine lavabili si dovrebbero indossare una sola volta. Per poi lavarle in lavatrice. Invece le mascherine monouso si devono gettare nella raccolta indifferenziata dopo un solo utilizzo.
In ogni caso, le mascherine non si devono toccare. È possibile intervenire solo sugli elastici. Lavandosi però prima e dopo le mani. Inoltre per questioni ambientali e di salute non si dovrebbero gettare a terra. Questo comportamento incivile espone non solo al rischio infettivo ma aggrava il degrado ambientale. Si apre così anche la questione ecologica dell’abbandono sconsiderato di mascherine e di guanti.