L’ansia è una componente del tutto normale della nostra vita. Ci capita di averla quando sta per avvenire un evento stressante ma anche uno positivo.
Si abusa però eccessivamente di questa parola, perché la vera ansia è in grado di condizionare negativamente l’intera vita di chi ne soffre. Porta anche gravi sintomi fisici come la fame d’aria ed è inoltre costante, non soltanto collegata ad un evento spiacevole.
Per consolare ed aiutare una persona ansiosa spesso si dicono frasi e parole del tutto inappropriate. Questo perché in tutta probabilità non ci si rende conto fino in fondo che il malessere dell’altra persona non è così leggero e neppure così gestibile. Ci sono delle frasi perciò da evitare.
Non dobbiamo dire “devi solo calmarti”. Dobbiamo ricordare che parliamo con una persona affetta da una patologia.
Non possiamo dire a chi è ferito di non sanguinare più, né a chi è allergico di non starnutire. Questo è lo stesso processo dell’ansia. Chiediamo all’ansioso se c’è qualcosa che possiamo fare per lui o semplicemente stiamogli vicino.
“Ciò che ti preoccupa non è grave”. Questa frase è priva di tatto e non aiuta assolutamente l’altra persona. Se il meccanismo dell’ansia è scattato, vuol dire che il motivo di preoccupazione è sufficientemente grave. L’ansia di tipo patologico non si può scegliere, non esiste una selezione tra questioni preoccupanti o meno.
“Non ci pensare”. Non è sufficiente dire di non pensarci per smettere effettivamente di rimuginare su qualcosa. Chi soffre d’ansia non può distogliere l’attenzione da ciò che lo agita.
“So come ti senti”. Può sembrare una bella frase empatica, ma non è vera.
Se non soffriamo di ansia patologica non possiamo sapere come si sente l’altra persona.
“Hai ragione, ciò che temi potrebbe succedere”: un’altra frase ovviamente sbagliatissima. Non serve a nulla fomentare l’ansia.
Iniziamo a considerare questa patologia per ciò che è: una patologia. Non è una scelta, altrimenti nessuno sceglierebbe di sentirsi così male.