La formazione di protuberanze anomale della ghiandola tiroide, in genere di natura benigna, causa la comparsa di un nodulo tiroideo o nodulo della tiroide. In genere, questo tipo di tumefazione si localizza all’interno della ghiandola tiroidea. Dove possono svilupparsi uno o più noduli di varie dimensioni.
Inoltre questi ingrossamenti anomali hanno una natura diversa. Si tratta delle forme di natura: solida, liquida (cisti) o mista. Quindi tali protuberanze possono essere piene di liquido. Oppure possono contenere un mix di liquido e di materiale solido. Altre formazioni invece sono delle masse solide. Di solito, i noduli tiroidei cistici sono benigni. Mentre quelli misti o solidi sono soprattutto benigni. Comunque è bene escludere la loro possibile evoluzione in neoplasia maligna.
Le dimensioni e la loro posizione varia. Quindi possono sorgere delle protuberanze singole o multiple. Il paziente può sviluppare delle masse fisse o dotate di mobilità. Per quanto riguarda la sede della loro comparsa, possono sorgere in ogni parte della tiroide. Possono spuntare sulla superficie della tiroide o negli strati più profondi dell’organo.
Ancora non è nota la patogenesi certa della formazione dei noduli tiroidei. Anche se la tesi più accreditata fa riferimento ad alcune condizioni influenti. In sostanza, queste masse anomale sarebbero correlate a fattori quali: l’adenoma tiroideo, la tiroidite, le cisti tiroidee, il gozzo, il cancro alla tiroide, la carenza di iodio nella dieta.
In molti casi questo quadro patologico è asintomatico. Quando invece si manifestano dei sintomi si tratta di disturbi di tipo compressivo. Che si evidenziano con la sensazione di corpo estraneo in gola.
In associazione ad una sensazione di fastidio durante la deglutizione o quando si tossisce. Spesso si risente anche della raucedine. Nella maggior parte dei casi questi disagi si avvertono quando i noduli sono voluminosi.
Nodulo della tiroide: diagnosi e chirurgia
È importante individuare per tempo, ed in modo preciso, un nodulo della tiroide. Per una corretta diagnosi e per valutare la natura di tali masse si fanno varie indagini. Tra le quali: l’esame obiettivo, l’anamnesi, l’esame del sangue. A cui si associano altri esami strumentali come: l’ecografia della tiroide, la scintigrafia tiroidea, l’agobiopsia della tiroide.
L’iter diagnostico ha inizio con una visita endocrinologica. Per programmare così gli esami utili per formulare in breve tempo una corretta diagnosi. Grazie alla quale si può prescrivere un’adeguata cura. Assumono grande centralità gli esami ematochimici e quelli ormonali. Con cui si valuta la funzione tiroidea mediante il dosaggio del TSH riflesso. Inoltre si misura la calcitonina plasmatica. Questo è un marcatore tumorale che permette di scoprire il carcinoma tiroideo midollare.
Per una diagnosi più appurata si usa l’ecografia della tiroide. Che offre delle informazioni accurate sulle caratteristiche del nodulo. In questo modo si esclude anche il sospetto di malignità. Invece in presenza di una massa maligna si esegue l’agoaspirato. Così si stabilisce con più sicurezza la natura del nodulo. Talvolta si usa l’agoaspirato come tipo di approccio terapeutico. Ossia in caso di cisti tiroidee da drenare.
Per quanto riguarda le cure, si ricorre alla terapia chirurgica. Se il soggetto ha dei noduli maligni o sospetti di malignità. In caso di noduli tiroidei maligni, dopo la chirurgia, si sottopone il paziente ad una terapia radiometabolica. La quale prevede l’uso di radio-iodio. Per trattare un nodulo della tiroide, la chirurgia rappresenta una soluzione tempestiva e definitiva. Quindi è utile per risolvere diversi quadri patologici.