Sogni: perché spesso spariscono dalla nostra memoria?

Il ricordo dei sogni è favorito da diversi fattori che hanno una certa influenza sull’attività onirica. Molti dicono di non ricordare i sogni, pensando di non averne fatti, invece si trattengono nella memoria solo alcuni frammenti di un sogno fatto.

Secondo gli esperti, chiamati in causa dall’HuffPost Usa, intervengono alcuni parametri che influenzano la vita onirica. Infatti gli esperti individuano tra gli aspetti che hanno un impatto sui sogni non solo la qualità e la quantità del sonno, ma anche il modo in cui si riposa.

Per avere memoria di un sogno è importante anche il momento in cui si verifica la stessa attività onirica nel corso della notte. Sul ricordo di ciò che ognuno è in grado di sognare, giocano un ruolo centrale anche i cicli di sonno e le distrazioni mattutine.

L’importanza della fase finale della Rem nell’attività onirica

I soggetti più propensi a non memorizzare le loro esperienze oniriche appena vissute sono coloro che risentono di particolari condizioni della fase Rem (rapid eye movement). Durante questa fase del sonno si vivono i sogni più vividi. La fase Rem che dura più o meno il 25% del riposo complessivo, con un momento più lungo verso la mattina.

In caso di una sveglia troppo mattutina, può capitare che si inibisca la fase finale della Rem quindi non si memorizzano tracce di attività onirica. Talvolta i sogni non si ricordano a causa degli effetti dei comuni dispositivi di tecnologia, che influenzano le abitudini e la qualità del sonno. Il vivere costantemente attaccati allo smartphone, porta molti ad usarlo da appena svegli, così la mente si distrare. Un meccanismo che contribuisce a cancellare il ricordo dei sogni.

Inoltre si scorda spesso il contenuto di ciò che si sogna, se non ne vale la pena. Se invece si ha ricordo solo dei propri incubi, potrebbe dipendere dalla qualità del sonno. Probabilmente è una questione di deficit di ore di riposo, sacrificando le fasi Rem del mattino. In questa fase si registrano dei sogni più lucidi e significativi. La fase del sonno in cui avvengono i sogni è associata a come si ricorda tutta la sequenza del sogno, o solo dei frammenti imprecisi che appaiono difficili da montare.

Perché non si ha memoria dei sogni

Andrew Varga, neuroscienziato e fisico al Mount Sinai Integrative Sleep Center, fa riferimento a diversi tipi di sogni che avvengono in differenti fasi del sonno. Dato per appurato che nella fase Rem avvengono dei sogni chiari e sceneggiati, nelle altre fasi è possibile sognare, ma il contenuto è diverso. Si tratta di scene e sensazioni separate da integrare in un racconto continuativo.

Un altro tipo di attività onirica è il sogno consapevole che identifica quando si sa di essere a letto. Chi fa di frequente dei sogni lucidi potrebbe avere delle funzionalità connettive amplificate. In associazione ad una maggiore circolazione del sangue, nella corteccia prefrontale anteriore e nelle regioni del cervello dell’area associativa posteriore, nella giunzione temporo-parietale.

La zona della corteccia prefrontale anteriore è coinvolta nella pianificazione di comportamenti cognitivi complessi, nell’espressione della personalità, nelle decisioni e nella moderazione della condotta sociale. Mentre le regioni del cervello dell’area associativa posteriore sono implicate nei processi di distinzione sé-altri e nella teoria della mente.

Si precisa che chi è solito non ricordare i sogni, non vuol dire che non li faccia. Secondo gli scienziati si sogna sempre perché è molto raro non sviluppare fasi Rem nel corso della notte. Ma tale evenienza può colpire chi soffre di apnee notturne. Un dato assodato è che i sogni accompagnano il nostro sonno anche se non li memorizziamo, anche se provarlo non è semplice.